sabato 31 dicembre 2011

2012

zodiac
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Filastrocca sull'anno nuovo
di Gianni Rodari
Indovinami, indovino,
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto o metà e metà?
Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo il lunedì
sarà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno.


Auguri

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Semel in anno licet insanire
ergo......
BUONE MATTATE A TUTTIIIIIIIIIIIII
e
PIANTATELA DI VIVERE IN PUNTO DI DITA
e
DANZATE DI PIU'
A RITMO DI VITA!!!!!


Messaggi nella cioccolata


Chiudo con un messaggio di Oscar Selvaggio Wilde trovato dentro ad un Bacio Perugina (bianco, lo consiglio vivamente ai golosi):
Sognatore è chi trova la sua via alla luce della luna...punito perchè vede l'alba prima degli altri.

lunedì 26 dicembre 2011

Natale "a" Santo Stefano

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Se vuoi vedere Dio, hai a disposizione l'idea giusta: Dio è amore.
(S. Agostino)

Una volta scrissi il seguente augurio: che Gesù bambino non nasca più in una capanna, ma nel cuore di ogni uomo (Oddio a volte è peggio della capanna). Ecco, mi tornano in mente quelle parole. E come dice la saggia Lucy di Charlie Brown: a Natale si è tutti più buoni, ma è il prima e il dopo a preoccuparmi. Insomma, ci resta un giorno solo (oggi) per essere più buoni, ma abbiamo anche la scelta di continuare ad esserlo ogni giorno che viene, così allo scoccare della Mezzanotte il nostro cuore non si trasformerà di nuovo in una zucca (Cenerentola ha fatto una piccola incursione a sorpresa in questo post - senza licenza). Il prossimo anno facciamolo noi un bel regalo a Gesù Bambino e facciamoci trovare tutti più preparati e con i compiti già fatti in bella copia. Il prossimo anno, spacchettiamoci il cuore. Sorpresa.

domenica 25 dicembre 2011

Natale viscerale

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Natale è un flauto d'alba, un fervore di radici
che in nome tuo sprigionano acuti ultrasuono.
Anche le stelle ascoltano, gli azzurrognoli soli
in eterno ubriachi di pura solitudine.
Perché questo Tu sei, piccolo Dio che nasci
e muori e poi rinasci sul cielo delle foglie:
una voce che smuove e turba anche il cristallo,
il mare, il sasso, il nulla inconsapevole.
(Maria Luisa Speziani)

Vi auguro un Natale di poesia,
immensa poesia
nello spirito,
luce nelle ossa
e un midollo
disfatto
d'amore


Scrivi di Giorgio Manganelli


I
Scrivi, scrivi;
se soffri, adopera il tuo dolore:
prendilo in mano, toccalo,
maneggialo come un mattone,
un martello, un chiodo,
una corda, una lama;
un utensile, insomma.
Se sei pazzo, come certamente sei,
usa la tua pazzia: i fantasmi
che affollano la tua strada
usali come piume per farne materassi;
o come lenzuoli pregiati
per notti d’amore;
o come bandiere di sterminati
reggimenti di bersaglieri.

II
Usa le allucinazioni: un
ectoplasma serve ad illuminare
un cerchio del tavolo di legno
quanto basta per scrivere una cosa egregia -
usa le elettriche fulgurazioni
di una mente malata
cuoci il tuo cibo sul fuoco del tuo cuore
insaporiscilo della tua anima piagata
l’insalata, il tuo vino
rosso come sangue, o bianco
come la linfa d’una pianta tagliata e moribonda.
III
Usa la tua morte: la gentilezza
grafica gotica dei tuoi vermi,
le pause elette del nulla
che scandiscono le tue parole
rantolanti e cerimoniose;
usa il sudario, usa i candelabri,
e delle litanie puoi fare
un bordone alla melodia - improbabile -
delle sfere.
IV
Usa il tuo inferno totale:
scalda i moncherini del tuo nulla;
gela i tuoi ardori genitali;
con l’unghia scrivi sul tuo nulla:
a capo

sabato 24 dicembre 2011

Natale bio

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Questa storia comincia in un supermercato: quando fu acquistato insieme ad una gran quantità di oggetti, assai più costosi di lui. Diciamo che non era stato proprio 'scelto'; ma piuttosto lo avevano pescato a caso tra una pila di altri suoi simili, come accade quando nella fretta si afferra sbadatamente la prima cosa che ci viene sotto mano. Fu preso per necessità, non certo per avere un colore particolare o un profumo soave, come quello di un pane uscito di forno o di un arbre magique alla fragranza di pino. Fu riempito di tutto: era il periodo del folle shopping che precede il Natale. Nella sua pancia si mescolavano vasetti di mostarda, bottiglie di spumante, confezioni di biscotti e scatole di cioccolata. Tutti quegli oggetti spigolosi gli procuravano un fastidioso dolore da tutte le parti. Ma era lieto di resistere al peso e di compiere il suo dovere. Arrivò a casa. Rapidamente fu svuotato del suo prezioso tesoro. Ma non gli fu permesso di partecipare ai festeggiamenti né al veglione di Capodanno. Lo rinchiusero in un cassetto insieme agli altri anonimi compagni. Da quel pomeriggio del 23 dicembre fu sempre così. Non venne mai meno al suo dovere. Aiutò a trasportare via dalla sala quanto era rimasto dei giochi luminosi del 31 dicembre. Servì a portare a scuola i pesanti vocabolari di Latino e di Greco che gli provocarono uno stiramento alle fibre. Qualche volta, fece da supplente all'ombrello, coprendo teste quando pioveva. Servì anche per un costume in maschera a Carnevale.
Accadde che una sera di marzo, quando la finestra della cucina era semichiusa perché il clima si era fatto più mite, un timido soffio di vento lo sollevò delicatamente dal cassetto della madia e lo portò via con sé, cullandolo.
Volò e volò. Prima si impigliò nei rami di un albero di pesco e pensò a quanto fossero belli quei fiori rosa come i tutù di una ballerina di Degas. Poi salì sempre più in alto e assomigliò sempre di più ad un aquilone giallo. Per fortuna non soffriva di vertigini. Dall'alto, potè ammirare tutto quello che il cassetto della madia gli aveva impedito di vedere. Infine, venne un temporale e dalle sommità dei cieli dove danzava tra soffici nuvole, scese giù e giù, trascinato dalla grandine e da una pioggia scrosciante che tingeva tutto di piombo liquido. Si accasciò a terra senza forma. Lì la natura fece il suo incantesimo. Alcuni chiamano questa magia: il fenomeno della
biodegradabilità. Lentamente con il passare delle stagioni trascolorò anche lui, perse ogni contorno e consistenza, consumato dalla piogge, deriso dai raggi del sole, spazzato più in là dai venti d'autunno e strappato dai morsi del gelo, finché non ci fu più sul manto terrestre. Non era mai esistito. Non restò che un pugno di terra e polvere con qualche sparuto filo d'erba color smeraldo. Una mattina, un'ape operaia sorvolò quel ritaglio di giardino. Passarono alcuni giorni e la terra, dopo averlo digerito, gli consentì come premio di poter riempirsi di nuovo della vista del cielo: fu così che in quell'umile angolo di parco nacque un piccolo fiore: un ranuncolo, giallo, più prezioso di qualunque prodotto che occupava le file del grande magazzino e dall'aroma più dolce ed inimitabile di tutti gli arbre magique del mondo!

mercoledì 21 dicembre 2011

Cristoforo

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Il suo nome era Cristoforo, ma tutti i suoi compagni lo chiamavano 'Piuma' per le sue forme rotonde che lo facevano somigliare più ad un bimbo disegnato da Botero che ad un angioletto uscito dal raffinato pennello di un pittore rinascimentale. Però Cristoforo era davvero un angelo: un piccolo angelo con i ricci d'oro e le guance rosse come una mela delizia. Gli altri angioletti si dilettavano a burlarsi di lui proprio per il suo peso corporeo, o per meglio dire, incorporeo. In effetti, Piuma era sempre l'ultimo ad acciuffare le nuvole, quando gli angeli facevano a gara, perchè il suo volo era lento e 'rasoterra'. Direte voi: impossibile, non si è mai visto un angelo che non sa volare. Povero Cristoforo, questo era il suo cruccio. Vedeva gli altri suoi fratelli planare leggeri nell'aria, volteggiare intorno alle costellazioni e lui? Niente..... nonostante i suoi innumerevoli sforzi proprio non ci riusciva. E seduto in cima alle catene nuvolose, non passava giorno che non si interrogasse su quale fosse la propria missione, lo scopo per il quale era stato creato.
Ma arrivò un giorno in cui tutti i nuovi angeli furono convocati dal Padre Supremo per ricevere al cospetto degli angeli più anziani l'investitura dei loro uffici. Era un momento estremamente importante per la crescita di un angelo, un po' come quando si battezza con la spada un cavaliere.
Per primo fu chiamato Michele, un angelo splendente dalle ali snelle e bellissime. "Michele, da questo momento in poi, tu sarai il custode delle stelle: avrai cura di svegliarle la notte e di vigilare sul loro brillare. Inoltre ti occuperai del pensionamento di quelle più anziane che hanno esaurito la loro energia e che la notte potranno cominciare a riposarsi". All'udire quelle parole, Michele si riempì d'orgoglio e spiegate le sue bellissime ali bianche, si librandò nell'aria, volteggiando radioso. Piuma, al contrario, si stringeva nelle spalle, sicuro che per lui non ci sarebbe stato alcun nobile compito da svolgere. Poi, fu la volta di Elia, un altro angelo bellissimo e dalle ali perfettamente proporzionate. A costui il Signore dette il compito di voltare le pagine del Gran libro delle Stagioni, mentre Gabriele, un angelo che si distingueva per il suo volo velocissimo ed elegante, avrebbe fatto girare su se stessa la Terra. Furono, poi, assegnate altre funzioni tutte degne di nota: da quella di ripiegare il passato, srotolare il presente ed intrecciare il futuro, a quella di accordare il suono delle onde con i venti ed il suono di questi, a loro volta, con il canto degli uccelli e con tutti i versi del mondo animale, a quello di scegliere e dosare l'aroma dei fiori ed i sapore dei frutti, e così un'infinità di altri compiti tutti essenziali per la vita del creato furono affidati agli angeli più belli, finché non giunse il turno di Piuma. Gli altri angeli, specialmente quelli più anziani seduti a semicerchio vicino alla costellazione della Bilancia, si guardarono con espressione interrogativa non sapendo spiegarsi quale missione restasse ancora, senza che fosse già stata affidata al proprio titolare.
Ma il Signore si avvicinò a Piuma e, guardandolo amorevolmente, gli rivolse queste parole: 'Cristoforo, il tuo compito è già nel tuo nome; per questo compito non importa saper volare in alto, ma al contrario possedere un cuore grande e saper camminare: tu, infatti, sarai l'angelo che per primo avrà in custodia l'essere più prezioso che ho creato, ma un essere leggero come una 'piuma' e talmente fragile che più volte rischierà di cadere e farsi del male, così da aver bisogno ad ogni suo passo di un paio di ali'.



martedì 20 dicembre 2011

Magie

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"Fanno ancora degli alberi di Natale di legno?"
(Linus in A Charlie Brown Christmas)

Mi hanno sempre incuriosita le sagome degli alberi di Natale che si intravedono dalle tende delle finestre nelle case altrui. Ti trovi a passeggiare per una via, poi alzi lo sguardo ed ecco che -abracadabra- ne spunta qualcuno. In ogni casa, diversi: colorati, d'oro o d'argento, accesi o spenti, veri o di plastica. Sembrano giocare a nascondino e al tempo stesso attirano l'attenzione. Testimoni silenziosi di ogni Natale domestico.  Ricordo che da bambina, mi divertivo a contarli e anche adesso qualche volta faccio lo stesso gioco; chissà per quale motivo. Forse perchè ho sempre trovato che fossero un angolo di magia in casa, uno spicchio di favola nel grigiore metropolitano. Un pò come i funghi in città di Marcovaldo.

Stalle

 
Gli Antichi avevano i loro miti
e allora c'erano Afrodite, Era e Athena con il pomo dorato
a noi toccano la Camusso, la Marcegaglia e la Fornero
con l'art. 18.
Dalle stelle
alle .....

sabato 17 dicembre 2011

Ponti


"l'amicizia non si chiede come l'acqua ma si offre come il té"
(proverbio cinese)

Ero seduta alla fermata del tram nel centro di Bologna quando ho visto avvicinarsi una signora di una certà età. Le ho fatto posto sulla panchina e le ho sorriso. Quel sorriso ha costruito un ponte, perchè la signora lo ha ricambiato e abbiamo cominciato a conversare come se ci conoscessimo da chissà quanto tempo. Mi ha confessato di avere quasi ottant'anni "provo un certo dispiacere ad invecchiare con così tanti acciacchi, soprattutto dopo un tumore.... però ne sono uscita sana e salva, al contrario di una mia giovane amica" mi ha detto tutto d'un fianto. Ho subito pensato a chi invece se ne è volato via troppo presto, un paio di anni fa. Ma mentre lo diceva continuava a sorridere con una dolcezza che solo la speranza, l'ottimismo e la forza d'animo sono capaci di donare alle fattezze del viso. Soprattutto se è indurito dai segni del tempo e tra ruga e ruga ristagna qualche sofferenza, qualche lacrima. Quando sorrideva, sembrava un pò un fiore che dischiude i petali e si illuminava tutta. E' strano come a volte con gli sconosciuti si aprano dei canali misteriosi di comunicazione. Forse perchè è più facile aprirci con chi non sa il nostro nome, nè cosa facciamo o da dove veniamo? perchè poi lo sconosciuto se ne va e porta via con sè un pò di quel 'noi' di cui vogliamo alleggerirci? In poco tempo si dicono cose così intime, dolorose. Si vede che ci si studia, ci si fiuta per un attimo per poi arrivare alla conclusione del sì, sei della pasta adatta, con te mi posso confidare. "Ma non mi voglio lamentare" ha proseguito tutta radiosa "so bene che c'è di peggio. Anzi, posso dire di aver avuto una vita per metà bellissima e per l'altra metà piena di dolore, quello grande! vabbè...." è arrivato il suo autobus. Le ho augurato una buona giornata e lei mi ha risposto "Anche a lei signorina dal bel sorriso". Quell'anziana signora mi ha conquistata per quei pochi minuti che è stata seduta lì accanto a me e voglio ricordarla qui. Anche se non ho conosciuto neppure il suo nome.

Luci

a
Viali della mia città illuminati
si dichiara aperta la competizione con
gli Champ Elisee..
..

giovedì 15 dicembre 2011

Ricca di Natale

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 "Il Natale muove una bacchetta magica sul mondo ed ecco, tutto è più dolce e più bello"
 (Norman Vincent Peale)

Credevo che a me non sarebbe mai successo, invece quest'anno non riesco a sentire il Natale. Non so se per colpa di quello che leggo e sento in giro a proposito della crisi mondiale, della povertà crescente, dei soliti atti di violenza e di egoismo (che adesso cominciano a registrarsi anche alle classi dell'asilo). Credo piuttosto che dipenda da qualche piccola increspatura dentro di me. La magia è evaporata o quasi. Eppure le strade di Firenze, son sempre più illuminate, le vetrine sempre più scintillanti e colorate e futuristiche, i pandori sempre più bianchi di vaniglia e i panettoni scoppiano di canditi. Ma non riconosco il 'mio'Natale. Il mio Natale sapeva di tutte le cose più buone e dolci del mondo. Ho dei ricordi in 3d di quel giorno. C'erano le voci per le scale di casa, le porte della casa della zia e dei nonni aperte per consentire il transito delle pentole e dei tegami pieni dei nostri piatti preferiti, un via vai di vassoi, di profumi, un religioso rituale di gesti, la regia della nonna a tavola. Era piccola, piccola la nonna, ma aveva un piglio da far invidia ad un Generale dei Carabinieri. Il nonno stava seduto a capotavola dietro ai suoi occhiali di tartaruga e nel gilet di lana rosso vino, e sembrava che ci fosse stato dall'anno prima e da sempre in quella posizione. Le mani della zia ammorbidivano i crostini, la tv accesa trasmetteva RAI 1 ed i vetri della finestra sul giardino erano appannati e io amavo disegnarci sopra stelle comete, babbi natali, rametti di agrifoglio. Poi arrivava mia sorella e cancellava tutto e le restavano tutte le mani inumidite. In sala troneggiava l'albero del nonno: acceso, spento, acceso, spento, nell'intermittenza dei lampioncini colorati e fra tutte, ogni anno, in bellezza vinceva la pallina d'argento con dentro un cerbiatto ed una casetta innevata. Però il nonno la metteva sempre troppo in alto. Allora. La madia di legno era pienissima di panforti, che solo io e qualche altro mangiavamo, frutta secca, pandori (rigorosamente il semicono violetto pallido della Bauli, da cui mio babbo ricavava sempre un elmo per far giocare ai cavalieri il mio cugino più piccolo) ed i panettoni, con e senza uvetta, per accontentare tutti. La tavola era sempre apparecchiata con la tovaglia a fiori e bacche blu, i tovaglioli coordinati, il cucchiaino (della festa perchè negli altri giorni non si metteva) in alto davanti al piatto per il dolce o la macedonia. Dopo poco la tovaglia aveva qualche macchia di vino rosso. Una tradizione anche quella. Come il battibecco della nonna con la zia e poi con il nonno, i litigi di noi bambini. Sedevo accanto alla mamma, mi pare ancora di sentire il suo braccio morbido che sfiora il mio e l'odore delle Muratti Ambassador della zia; rigorosamente una, dopo il caffè e a chiusura del chiacchiericcio che non cambiava mai ogni anno. Non so che darei per avere ancora un pranzo così, quella sensazione di sicurezza, di conforto. Era tutto perfetto, tutto al posto giusto, anche la macchia di vino, anche la brocca dell'acqua color ambra sbocconcellata sul bordo. Poi, rileggo queste righe e penso che ho ancora tutto qui con me. Acceso, spento. Acceso.

lunedì 12 dicembre 2011

Lampone di Rubick

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PREFERISCO ESSERE SPIGOLOSA CHE SFERICA
C'E' SEMPRE UN NUOVO MONDO DIETRO UN ANGOLO....
Consiglio un goniometro per conoscermi


Fai come il lanciatore di coltelli

.
(grazie ad un amico che me l'ha fatta scoprire)
 
Fai come il lanciatore di coltelli, che tira intorno al corpo.
Scrivi di amore senza nominarlo, la precisione sta nell'evitare.
Distràiti dal vocabolo solenne, già abbuffato;
punta al bordo, costeggia.
Il lanciatore di coltelli tocca da lontano:
l'errore è di raggiungere il bersaglio, la grazia è di mancarlo

(Erri De Luca)








sabato 10 dicembre 2011

Natale

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Stavo leggendo un blog di cucina, quando improvvisamente si è materializzata davanti ai miei occhi l'immagine di un panettone. Sì il compagno delle tavole imbandite il giorno di Natale. Ho pensato: chissà quanto è emozionato e che gran daffare lo circonda per farlo lievitare a dovere affinchè sia pronto per il grande evento (immagino una distesa di mani e braccia indaffarate ad impastare).Tra poco sarà protagonista delle vetrine nelle nostre città, torreggerà tra panforti e torroni avvolto in carte coloratissime ed infiocchettate nelle ceste da regalo, verrà privato di canditi ed uvetta dai più schizzinosi. Insomma, cosa farà ora in questo preciso istante il Panettone? sarà teso per la consueta gara con il pandoro innevato di zucchero a velo? Secondo me quest'anno la competizione potrebbe essere vinta proprio dal soffice ed aromatico pandoro (de gustibus non disputandum est). Incuriosita da questa immagine ho approfondito le origini del panettone ed, insomma, pare che la sua storia si perda nella notte dei tempi. Abbiamo una prima testimonianza scritta solo nel 1470 a firma di tal Giorgio Valagussa, precettore di casa Sforza, il quale riferisce che proprio il 24 dicembre si celebrava il cosidetto rito del ciocco durante il quale il pater familias sistemava un grosso ceppo di legno nel camino e affettava tre grandi pani di frumento, porgendone una fetta ad ogni membro della famiglia. Pare che, comunque, vi siano altre leggende su questo dolce che vedono protagonisti falconieri e suore. Io sapevo qualcosa a proposito di Pan de'Toni. Chissà!!!Comunque sia, lasciatemi dire, proprio un dolce 'mitologico'!!!!

venerdì 9 dicembre 2011

Ecce Firenze



hic et nunc

Massime

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Yes we can
(dream)

Epoche

Monti


Leggo le pagine del quotidiano 'quotidiano',  e mi vengono i brividi. Visto che l'inverno non è ancora arrivato, ci pensa l'Euro a farci gelare. Riuscirà anche a far nevicare in montagna? Ecco in che epoca viviamo, non ci sono più le mezze nè le intere stagioni, adesso c'è l'Euroinverno ed il rigor Montis!!!!

mercoledì 7 dicembre 2011

Baci

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«Che bacio era? pensa l’uomo. Ci sono baci che legano, pensa, e baci che subito, chiariscono, spiegano, separano. Nel momento che segue il primo bacio, coloro che hanno compiuto quest’atto - compiuto?... un vero bacio, semmai, accade - sanno già se quel contatto ha creato un legame, oppure ha stabilito una divisione? E i baci facili che aleggiano nel ripostiglio della memoria, come i festoni colorati di un ballo... forse anche questo era uno di quei baci facili che talvolta l’animo sparge su di noi come una mano divina all’alba sparge coriandoli sulle coppie che ballano il valzer».

Sandor Marai, “Il gabbiano


Cose che servirebbero

Non tutte le ciambelle
nascono con il buco
e non tutte le bocche
nascono
con il tappo
(purtroppo)!

Mesi



A.A.A. neve cercasi



Avrei voglia di fiocchi di neve
grandi
come cavolfiori

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trovato il http://www.vivaboo.com/when-the-snow-has-gone/ 
più da www.vivaboo.com

domenica 4 dicembre 2011

Natale ...classic.

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Vita su rotaie

Wait For It

Scrivere

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Chi son? Sono un poeta.
Che cosa faccio? Scrivo. E come vivo? Vivo. In povertà mia lieta scialo da gran signore rime ed inni d'amore.Per sogni, per chimere e per castelli in aria l'anima ho milionaria.
(dalla Boheme, G. Puccini)

Scrivere è trovare la parola della taglia giusta per l'anima di chi scrive e di chi legge, e spogliarsi di tutto il resto. Perchè c'è solo lei che copre i  sentimenti messi a nudo, i tuoi sogni e le tue fantasie ritagliate nelle ossa e nei nervi. Scrivere, un bassorilievo dell'anima.

giovedì 1 dicembre 2011