sabato 24 dicembre 2011

Natale bio

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Questa storia comincia in un supermercato: quando fu acquistato insieme ad una gran quantità di oggetti, assai più costosi di lui. Diciamo che non era stato proprio 'scelto'; ma piuttosto lo avevano pescato a caso tra una pila di altri suoi simili, come accade quando nella fretta si afferra sbadatamente la prima cosa che ci viene sotto mano. Fu preso per necessità, non certo per avere un colore particolare o un profumo soave, come quello di un pane uscito di forno o di un arbre magique alla fragranza di pino. Fu riempito di tutto: era il periodo del folle shopping che precede il Natale. Nella sua pancia si mescolavano vasetti di mostarda, bottiglie di spumante, confezioni di biscotti e scatole di cioccolata. Tutti quegli oggetti spigolosi gli procuravano un fastidioso dolore da tutte le parti. Ma era lieto di resistere al peso e di compiere il suo dovere. Arrivò a casa. Rapidamente fu svuotato del suo prezioso tesoro. Ma non gli fu permesso di partecipare ai festeggiamenti né al veglione di Capodanno. Lo rinchiusero in un cassetto insieme agli altri anonimi compagni. Da quel pomeriggio del 23 dicembre fu sempre così. Non venne mai meno al suo dovere. Aiutò a trasportare via dalla sala quanto era rimasto dei giochi luminosi del 31 dicembre. Servì a portare a scuola i pesanti vocabolari di Latino e di Greco che gli provocarono uno stiramento alle fibre. Qualche volta, fece da supplente all'ombrello, coprendo teste quando pioveva. Servì anche per un costume in maschera a Carnevale.
Accadde che una sera di marzo, quando la finestra della cucina era semichiusa perché il clima si era fatto più mite, un timido soffio di vento lo sollevò delicatamente dal cassetto della madia e lo portò via con sé, cullandolo.
Volò e volò. Prima si impigliò nei rami di un albero di pesco e pensò a quanto fossero belli quei fiori rosa come i tutù di una ballerina di Degas. Poi salì sempre più in alto e assomigliò sempre di più ad un aquilone giallo. Per fortuna non soffriva di vertigini. Dall'alto, potè ammirare tutto quello che il cassetto della madia gli aveva impedito di vedere. Infine, venne un temporale e dalle sommità dei cieli dove danzava tra soffici nuvole, scese giù e giù, trascinato dalla grandine e da una pioggia scrosciante che tingeva tutto di piombo liquido. Si accasciò a terra senza forma. Lì la natura fece il suo incantesimo. Alcuni chiamano questa magia: il fenomeno della
biodegradabilità. Lentamente con il passare delle stagioni trascolorò anche lui, perse ogni contorno e consistenza, consumato dalla piogge, deriso dai raggi del sole, spazzato più in là dai venti d'autunno e strappato dai morsi del gelo, finché non ci fu più sul manto terrestre. Non era mai esistito. Non restò che un pugno di terra e polvere con qualche sparuto filo d'erba color smeraldo. Una mattina, un'ape operaia sorvolò quel ritaglio di giardino. Passarono alcuni giorni e la terra, dopo averlo digerito, gli consentì come premio di poter riempirsi di nuovo della vista del cielo: fu così che in quell'umile angolo di parco nacque un piccolo fiore: un ranuncolo, giallo, più prezioso di qualunque prodotto che occupava le file del grande magazzino e dall'aroma più dolce ed inimitabile di tutti gli arbre magique del mondo!

4 commenti:

  1. E' un racconto bellissimo e toccante. Buon Natale!

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  2. che bello potersi adagiare sulle parole alate di questo racconto. E che potere incredibile hanno le "storie".
    Leggendo questo racconto non ho potuto non ricordare quando da piccolo, la sera di Natale mia sorella mi leggeva alcune storie. Mi addormentavo con la sensazione indescribile di potermi trasformare da li a poco in un angioletto con le ali, oppure in un elfo o un folletto con una bella casa nel bosco.
    Ricordo che mi toccavo sotto le scapole per avere la conferma che mi sarebbero spuuntate le ali l'indomani. Che dici, provo a farlo pure stasera? :-)

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  3. Bello, tenero e tanto bello!! Sara

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